"A che cosa lavora?" Fu chiesto al signor Keuner. Il signor Keuner rispose "Sto faticando: lavoro al mio prossimo errore."

domenica 16 gennaio 2011

Una sigaretta. Poi un'altra. Poi un'altra ancora.

Come se le sigarette mi aiutassero a non pensare, a non pensarti.
Brucia il tabacco, il fumo mi invade la gola, poi i polmoni, esce dalle narici e poi si dissolve nell'aria.
Un pò come fai tu. Entri attraverso gli occhi, attraverso i ricordi. Invadi il mio cervello, poi la pelle e te ne vai attraverso i  sospiri.
Sei meraviglioso. Come questo cielo stellato, che non ha pietà con noi mortali.
Ogni notte ripropone la sua maestosità, come fai tu nei miei sogni.
Aspetto. Ma cosa poi? Cosa dovrei aspettarmi? Sei finito, come questa sigaretta che tengo tra le dita.
Ti spengo.
Ma rimani lì, nel posacenere. Non ce la faccio a buttarti.
Allora ne accendo un altra, sperando di ritrovare ancora un pò di te.
Non mi arrendo, non ce la faccio.
Morissi di cancro tra dieci, vent'anni, ma anche domani, io non ti spengo.
Continuerò a stare qui. Con te nelle orecchie, con te negli occhi, con te nel cuore.
Ho visto un mondo bellissimo, forse più di questo cielo stellato.
L'ho visto nei tuoi occhi, l'ho assaporato come faccio con il fumo.
Mi rilassa. Mi rilassa pensarti, mi rilassa sperarci.
Mi rilassi, un pò come le sigarette.
Hai ragione, dovrei smettere. Ma il punto è che non voglio farlo.


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